Un classico esempio di architettura neogotica lo troviamo a Roma ed è la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Prati, anche conosciuta come chiesa del Sacro Cuore del Suffragio.
La chiesa, opera dell’ingegnere Giuseppe Gualandi, è nota con l’appellativo di “piccolo Duomo di Milano” per il suo ricco stile neogotico.
Nel 1893 il missionario del Sacro Cuore di Gesù Victor Jouët fondò a Roma l’Associazione del Sacro Cuore del Suffragio delle anime del Purgatorio, con lo scopo di diffondere la devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna.
Il primo oratorio dell’associazione si trovava in via dei Cosmati e ad esso ne seguì un secondo, in uso dal 1896 al 1914, situato sul Lungotevere Prati su un terreno acquistato dal fondatore per la costruzione di una più grande chiesa, la cui prima pietra venne benedetta nel 1894 dal vescovo di Marsiglia Joseph-Jean-Louis Robert.
La costruzione di quest’ultima iniziò nel 1908 e il progetto venne affidato all’ingegnere Giuseppe Gualandi il quale si ispirò, nella scelta dello stile, al gotico d’oltralpe.
Nel 1914 l’associazione si spostò nuovamente presso la chiesa di San Giuseppe Calasanzio in via Cavallini, in quanto la vecchia cappella venne in parte demolita per permettere l’ultimazione dei lavori di costruzione della nuova chiesa; l’edificio venne completato nel 1917 e benedetto ed aperto al culto il 1° novembre dello stesso anno.
Oltre alla caratteristica della costruzione gotica la chiesa è anche famosa per un particolare museo al suo interno, il Museo delle anime del Purgatorio.
Il museo delle anime del Purgatorio è un’esposizione di documenti e testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio e delle anime di defunti che vi soggiornano, in attesa di ascendere in Paradiso.
Pochi anni dopo la costruzione della chiesa, scoppiò un incendio nell’edificio e una piccola cappella dedicata alla Vergine del Rosario fu devastata dalle fiamme. Tra le tracce lasciate dall’incendio dietro l’altare, don Victor Jouët credette di riconoscere l’immagine di un volto umano dall’espressione infelice. La manifestazione lo spinse a credere che l’anima di un defunto in pena e condannata al Purgatorio volesse mettersi in contatto con i vivi.
Il missionario stesso, colpito dall’avvenimento, decise di viaggiare nel resto dell’Europa per cercare documenti e testimonianze di fatti analoghi. Riuscì a raccogliere parecchi oggetti provenienti quindi non solo dall’Italia, ma anche dalla Francia, dal Belgio e dalla Germania.
Il materiale raccolto, il cui reperto più antico risale al 1637, fu esposto nella sagrestia della chiesa e alla collezione fu dato il nome di Museo cristiano d’Oltretomba. I documenti conservati dimostrerebbero che i defunti, dovendo passare un certo periodo nel regno ultraterreno del Purgatorio allo scopo di purificarsi dai loro peccati, cercano di attirare l’attenzione dei vivi per chiedere loro preghiere e messe di suffragio, affinché sia facilitato il loro passaggio in Paradiso.
La collezione fu incrementata dal fondatore con la benedizione di san Pio X, convinto quest’ultimo che la collezione fosse in grado di richiamare i fedeli ai loro doveri cristiani nei confronti dei defunti.
La raccolta subì un drastico ridimensionamento anni dopo la morte di Victor Jouët, avvenuta nel 1912. Nel 1921, infatti, padre Gilla Vincenzo Gremigni, l’allora responsabile della chiesa, volle ridurre l’esposizione dei cimeli a quelli che potessero essere ritenuti indiscutibilmente autentici ed esposti con una minore pubblicità.
La collezione è conservata in un’unica sala presso la sagrestia della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio ove sono raccolti documenti e foto che documenterebbero le manifestazioni ultraterrene delle anime dei defunti, tra cui un libro di preghiere in cui si riconoscerebbe l’impronta di una mano impressa su una pagina, delle impronte infuocate sugli abiti talari e sulla camicia di Isabella Fornari, badessa delle Clarisse di Todi nel 1731, la federa di un cuscino impressa a fuoco dall’anima di una suora morta di tisi nel 1894, apparsa a una consorella per convincerla a pregare per la salvezza della sua anima e altre reliquie tra cui le tracce lasciate dal passaggio di una donna defunta sul berretto del vedovo mentre gli chiedeva di recitare delle preghiere per affrettare il suo passaggio in Paradiso.
Tra i documenti esposti si può osservare la fotocopia di una banconota da dieci lire, in parte bruciata, che lo spirito di un sacerdote trapassato avrebbe lasciato tra l’agosto e il novembre del 1920 nel monastero di San Leonardo di Montefalco, insieme ad altre ventinove banconote, per convincere i suoi confratelli a fargli dedicare una messa.
Una delle reliquie con le impronte più nitide è la camicia da notte appartenuta a Giuseppe Leleux di Wodecq che reca impressa sulla manica la bruciatura della mano della madre morta nel 1762. L’evento sovrannaturale sarebbe avvenuto nel 1789 quando la defunta apparve al cospetto del figlio durante la notte, rimproverandolo per la vita dissoluta che stava conducendo e per il fatto di averla dimenticata nelle sue preghiere. Il figlio rimase così colpito dalle parole dello spettro da dedicarsi da allora in poi alla Chiesa tornando sulla retta via e morendo addirittura in “odore di santità”.